Filtrare la luce

Federica C.: "Vi ringrazio per il supporto. Partendo dalle origini, com'è nata la REC?" Giuseppe A.: "Per noi è un piacere. L'azienda nasce dall'unione di nostro padre Francesco Avenia (noto come Franco) e Fabrizio Gallo. Entrambi venivano già dall'ambiente del cinema: Fabrizio aveva lavorato per diverse società fra cui quella degli Amiro (costruttrice di proiettori), mentre Franco aveva maturato esperienza nella sezione amministrativa: infatti, lui aveva lavorato per il produttore Alfonso Sansone che ha prodotto diversi film di Ferreri, Tognazzi e Fellini. Nel 1975 La REC si limitava a vendere lampade e gelatine (note come filtri) e noleggiare le macchine-pellicola super16. Siamo stati fra i primi rental italiani per le macchine digitali, proiettori e materiale per macchinisti. Nel corso degli anni siamo esponenzialmente cresciuti come luoghi, materiale e collaboratori: inizialmente tenevamo il materiale in un appartamento, successivamente in due, poi ancora ci siamo trasferiti in un capannone di 600mt2. Attualmente gestiamo due capannoni, uno di 4000mt2 e uno di 1500mt2. La REC è una grande famiglia che esiste da 46 anni; nel 2025 vorremmo organizzare i festeggiamenti per i 50 anni di attività."
Federica C.: "La LEE è una delle aziende più note al mondo per la produzione di gelatine per l'illuminotecnica. Su cosa si basa il vostro rapporto con la LEE essendone rivenditori ufficiali?" Francesca A.: "Il termine gelatina è confinato nel solo gergo italiano: tecnicamente, parliamo di filtri. Il mercato italiano della LEE è stato interamente costruito dalla REC. Come esclusivisti LEE vantiamo con loro un rapporto storico, di totale fiducia che prosegue da oltre quarant'anni. In passato, brand concorrenti - qualcuno è crollato, altri sono sopravvissuti - hanno provato, invano, a introdurre in Italia tramite noi i loro prodotti, in prima battuta appetibili per via di un costo più accessibile. Quando la REC sposa un brand come fornitore, punta a patnership stabili, di lungo corso, basate sia su un pieno riscontro degli standard qualitativi, sia sulla costruzione di una politica comune. Distribuendo in tutta Italia i filtri LEE ci siamo imbattuti nei migliori scenografi, macchinisti, fotografi, tecnici luce..."

Federica C.: "Qualche curiosità sulla LEE?" Francesca A.: "La bellezza dell'azienda LEE sta negli altissimi standard qualitativi. Ogni rotolo da loro prodotto è perfettamente identico a quello precedente. Non ci è mai capitato un lotto diverso. Personalmente, ho avuto modo di visitare il loro stabilimento di produzione per i filtri fotografici in Inghilterra. La resina del filtro fotografico viene lavorata liquida e da lì generano la lastra; ci sono tutta una serie di vasche nelle quali un operatore immerge manualmente le lastre per graduarle. Oltre ai filtri neutral density ne hanno creati molti altri per gli scatti paesaggistici. Proprio perché il lavoro manuale risulta essere più preciso, non hanno voluto industrializzarne la produzione. È sempre stata aperta, inoltre, alle esigenze dei singoli direttori della fotografia o professionisti del settore, arrivando anche a sviluppare e nominare con il loro nome delle gradazioni di colore basate su loro idee."
Federica C.: "Con l'avvento delle luci a led, i filtri tenderanno a scomparire?" Giuseppe A.: "Sicuramente l'uso dei filtri si è ridotto rispetto al passato. È noto che prima con le lampade a luce calda (3200K) o a luce fredda (5500K) si usavano principalmente i filtri blue per freddare, orange per scaldare, i neutral density per ridurre gli stop e i frost per diffondere la luce. Con la luce led, anch'ella dimmerabile, è possibile regolarne la temperatura K attraverso un pippolo da 2700K a oltre 10000K, colorare la luce con l'RGB (red-green-blue), impostarne l'intensità o creare dei preset: così facendo s'interviene direttamente sulla fonte luminosa e non la si bilancia più col filtro. Distinguiamo i filtri tecnici (detti di correzione) che servono per convertire la temperatura colore, per diffondere o riflettere la luce, per ridurre gli stop o aggiungere/togliere il verde (plus/minus green) da quelli per la gamma di colore, ampliata negli anni all'inverosimile. Tuttavia, la LEE ha messo in commercio dei filtri tecnici per led che oltre a essere impiegati nello spettacolo, trovano applicazioni diverse anche nell'illuminazione architetturale."

Federica C.: "I filtri tecnici per led in cosa si differenziano da quelli tradizionali?" Francesca A.: "Il led emette uno spettro luminoso definito blue light che risulta essere estremamente aggressivo per il filtro tradizionale perché anche un led di basso wattaggio riusciva a colpirlo come fosse un ago graffiandolo, ondulandolo, perfino accartocciandolo. Il filtro tradizionale è composto da poliestere termoresistente - fino a 180° - è sottile e resiste alle altissime temperature emesse dalle lampade a incandescenza; il filtro per led è più spesso e ha una maggiore consistenza. Per attenuare la blue light del led su un filtro tradizionale, si tende ad aprire il fascio luminoso con un filtro diffusore e ad aggiungere un filtro colore se si vuole ottenere un effetto colore. A ogni modo, le luci dimmerate offrono una dignitosa gamma di colore e al momento non sappiamo se la LEE amplierà la gamma dei filtri colore per led."
Federica C.: "Quindi, le luci a incandescenza con i relativi filtri resistono tutt'ora sul mercato a causa delle luci dimmerate che offrono una limitata scelta di colore?" Francesca A.: "È un interessante punto di osservazione. Le luci dimmerate consentono la saturazione del colore, incrementandone parzialmente, la limitata gamma attualmente disponibile. Nel corso dei decenni, la LEE ha lavorato su una percentuale colore molto stretta per i filtri, creandone costantemente di nuovi. Per ogni filtro della mazzetta è presente sia il grafico relativo allo spettro delle frequenze di colore della luce filtrata, sia la percentuale di pigmento puro (indicata con Y) presente nel filtro. A parità di temperatura K, lo stesso filtro posto davanti a una luce led e a una luce a incandescenza genera due diversi spettri. A oggi, il numero dei filtri colore è maggiore della scala coperta dal led. Per esempio, quando un fotografo chiede(va) un filtro blu, impiega(va) anche un'ora per scegliere quello più indicato alle sue esigenze, perché si hanno a disposizione decine di filtri blu, tutti dal tono diverso."
Federica C.: "Esistono diverse tipologie di filtri: per l'illuminotecnica, per il video, per la fotografia... Quali sono le peculiarità di ciascuno?" Francesca A.: "In base alla destinazione d'uso si opta per un diverso materiale di costruzione. Per i filtri luce si utilizza il poliestere termoresistente (ha una consistenza paragonabile alla pellicola) perché posti davanti a una fonte luminosa; per la fotografia e per le videocamere si prediligono le lastre rigide in quanto anteposte agli obbiettivi delle macchine. I filtri per la fotografia sono in resina in quanto graduabili hard (con una linea di graduazione più marcata) oppure soft e servono a ridurre gli stop della luce. A esempio, per fotografare un tramonto bisogna alleggerire gli effetti della luce con gli stop: in questo modo la macchina li filtra consentendo la visione dei colori del tramonto. Invece, per i filtri delle videocamere si preferisce il vetro: dona maggiore nitidezza e una lealtà degli stop superiore alla resina. Per quanto riguarda le misure dei filtri delle fotocamere abbiamo 10cm x 10cm (non graduato) e 10cm x 15cm (graduato) mentre per le macchine da presa 4cm x 5,65cm oppure 6cm x 6cm. Il filtro per la luce nasce neutro (trasparente) e viene bagnato e graduato in base ai bagni di colore effettuati. Piccola eccezione per i filtri frost che prevedono un misto di poliestere e tessuto e per i filtri riflettenti che vedono incollata una parte argentata o dorata su una base in poliestere oltre a una diversa lavorazione."

Federica C.: "Qual è il rapporto nell'uso dei vari filtri, tenuto conto che il risultato finale visto a occhio nudo è diverso da quello captato dal sensore della macchina da presa?" Giuseppe A.: "È una risposta varia e complessa perché bisogna considerare sia l'aspetto tecnico sia quello artistico. Un conto è dire che una luce è oggettivamente troppo bianca (bisogna scaldarla) o troppo forte (è bene ridurne gli stop); un altro è la scelta artistica effettuata dal direttore della fotografia che vuole lavorare in bianco/nero, di luce riflessa oppure mettendo in evidenza i colori. Come regole generali bisogna considerare il risultato finale in camera e che si pongono i filtri o sulla sola sorgente luminosa o soltanto in camera. È fondamentale tener conto della luce che si ha, delle frequenze e del sensore della camera. Ogni macchina ha un corredo fatto di componenti (macchina, lenti, sensori...) anche molto diverse tra loro: lo stesso colore ripreso con due macchine diverse ci propone risultati diversi."
Federica C.: "I filtri luce trovano impiego nei set in green o blue screen?" Giuseppe A.: "In passato, se si voleva dare calore al set si lavorava con il panno green screen e luci calde (3200K) mentre per un'ambientazione fredda si optava per il blue screen e luci fredde (5500K), ragion per cui non era necessario l'uso dei filtri luce. L'evoluzione della computer grafica è stata tale da aver sostituito completamente il blue screen in favore del green screen. Non solo: con l'avvento dei virtual set è, a esempio possibile, stravolgere il concetto di camera-car: prima, per dare l'idea che qualcuno sta conversando mentre guida, l'auto con gli attori all'interno era caricato su un camion guidato da un camionista; il tutto avveniva in un set reale. Oggi l'auto viene posta in una stanza interamente circondata da pareti ledwall sui quali viene proiettato un qualsivoglia sfondo (mare, montagna, città...). Tutto ciò abbatte i costi di produzione a scapito dell'artigianalità e qualità del lavoro".
Maggiori info: https://www.rec-roma.com