Dialogo con Alessandro Molinari

21/08/2021

Cari lettori, ci troviamo in compagnia di Alessandro Molinari, noto Direttore della Fotografia (DoP) in moltissimi programmi televisivi con origini nel mondo del teatro. Ecco a voi la sua esperienza:

Federica C.: "Cosa rappresentano la luce e il colore nella tua vita?"                      Alessandro M.: "Per me sono stato d'animo. Posso far comprendere cosa provo partendo da determinate luce e colore, creando così un'ambientazione particolare. Trovo straordinario che sono frequenze percepibili dall'occhio perché ti permettono d'influenzare la psicologia della persona. Un rosso esprime un momento d'amore ma anche di durezza: in un attimo posso passare al celeste, al bianco o al verde donando un'idea di tranquillità o purezza."

Federica C.: "Come ti sei avvicinato alla luce?"                                           Alessandro M.: "Nel 1987 partii con mio padre - coreografo jazz - per una tournée di danza in Sicilia e l'auto era carica di filtri e altri materiali. Raggiunto il service del posto, lui mi chiese di aiutare i tecnici a montare i proiettori perché in ritardo con la tabella di marcia: non lo avevo mai fatto prima. Fu il mio debutto da tecnico, ma la luce e il sound facevano parte della mia vita già da bambino perché in casa non mancava mai la musica. Con i miei fratelli ero solito osservare nei video di danza la presenza e l'uso della luce finché, da adolescente, chiesi a mio padre di comprarmi delle luci colorate integrate da una centralina per il cambio colore a tempo di beat: fu il miglior regalo della mia vita e non me ne separavo mai."

Federica C.: "Qual è stato l'effetto di lavorare in un contesto inaspettato?"                                                                                            Alessandro M.: "Fu meraviglioso perché mio padre mi catapultò in quel mondo ignorando che era già parte di me. Compresi che il mondo della luce richiede tanto studio e ancor più pratica. Molti ragazzi che conosco si trovano in difficoltà nel passaggio dalla teoria alla pratica perché, per assenza di tempo, struttura obsoleta dei corsi ma anche voglia di voler subito arrivare, bruciano dei passaggi fondamentali legati al vivere la luce e i corpi illuminanti. Credo che manchi l'educazione civica fra i giovani, come se tutto fosse un po' scontato o dovuto."

Federica C.: "Come dovrebbe essere strutturato un corso di illuminotecnica?"                                                                                     Alessandro M.: "Trovo assurdo che accademie di prestigio propongano corsi prettamente teorici a prezzi esorbitanti, senza far mai maneggiare un proiettore agli studenti. Bene studiare le frequenze o la rifrazione ma, si dovrebbe anche far scaricare un camion e insegnare la cura per il materiale che ci consente di lavorare. Bisogna preparare i ragazzi a ciò che li aspetta realmente (professionalmente, contrattualmente...) al netto del corso e, far comprendere loro che i macchinari sono nostri amici: trattarli bene implicano crescita nel settore e maggiori guadagni. Personalmente, ringrazio, pulisco e copro il banco luci al termine di ogni spettacolo: credo che lui abbia un pizzico di anima perché frutto di mente e mani umane."

Federica C.: "Le luci convenzionali trovano ancora impiego nel mondo dello spettacolo?"                                                                   Alessandro M.: "Pochissimi sono i teatri aggiornati con le avanzate tecnologie led. A causa della mancanza di fondi adeguati, molti teatri hanno cessato la loro attività mentre altri stentano a sopravvivere sfruttando al meglio delle proprie possibilità il materiale vecchio o difettoso che hanno senza investire sul nuovo. Per questo, ritengo bravo chi riesce a emozionare il pubblico pur facendo i conti con le carenze di budget e tecnologiche."

Federica C.: "Esiste il concetto del migliore in questo settore?"                                                                                                                Alessandro M.: "Credo che una struttura rigidamente gerarchica sia nociva per la squadra di lavoro perché crea distanza. Non credo, inoltre, che esista il più bravo di tutti: ci sono tante bravure diverse artisticamente e umanamente, soprattutto fra nomi non noti del nostro settore."

Federica C.: "Cosa consigli a chi firma per la prima volta un disegno luci?"                                                                                            Alessandro M.: "Tanto materiale e programmazione comportano tanti problemi, specialmente se si hanno tempi stretti. Si possono realizzare bellissimi lavori anche con un limitato numero di corpi illuminanti ben piazzati. Ho potuto viaggiare moltissimo raggiungendo i teatri e gli studi TV di grandi città europee e intercontinentali (Madrid, Beirut, Dubai, Lima, Berlino, Kuala Lumpur, Singapore, Giacarta, Bangkok, Bratislava...): vanno sempre oltrepassate le barriere linguistiche e culturali per entrare in contatto con il cliente e/o la produzione, al fine di realizzare i suoi desideri e consigliare l'idea migliore da sviluppare. Questa lunghissima esperienza in campo internazionale mi ha insegnato che, se lo spettacolo è destinato a partire in tournée, non sempre si hanno in loco i materiali inseriti nel disegno luci ufficiale: è fondamentale sapersi adattare con ciò che è concretamente disponibile. Infine, è essenziale tener conto delle esigenze dello scenografo e del regista, soprattutto di fidarsi del team entrandovi in sinergia. Credo profondamente nella condivisione delle informazioni tecniche, umane e artistiche: non potrei sostenere lo staff se fossi geloso delle mie conoscenze e le schermassi: in fondo, siamo tutti delle antenne che ricevono e inviano degli stimoli."

Federica C.: "Nel passaggio dall'amatoriale al professionale, come hai gestito eventuali dissapori, attriti, invidie... da parte di chi non condivide la tua filosofia di pensiero?"                                                                                                                            Alessandro M.: "È doverosa una premessa: lavorando negli studi televisivi, ho avuto modo di completare la lunghissima gavetta, arrivando, infine, a programmare e disegnare le luci. A fronte del lento declino finanziario nei teatri, l'approdo in TV ha comportato sia il boom economico che psicologico per via dei grandi nomi con cui si ha a che fare. Ho avuto la fortuna di studiare fotografia con chi ha scritto la storia della TV e di vivere l'intera evoluzione tecnologica degli ultimi 25 anni: per tenermi aggiornato, sono diventato beta-tester per le grandi aziende del settore. Tuttavia, nel contesto italiano, non è raro scontrarsi con chi non vuol farti crescere per il timore di vedersi soffiato via il posto di lavoro: ciò ci rende un popolo anziano, poco propenso all'innovazione che costringe le migliori maestranze a emigrare. Per guadagnarti il rispetto dei colleghi, specie se si è nuovi nel settore, consiglio di non candidarsi in lavori per i quali non si è qualificati e/o competenti, soprattutto di non svendersi per due lire ai service, a volte in barba alle più elementari norme di sicurezza, soltanto perché mossi dalla necessità di guadagnare. Pensare unicamente a sé stessi, mai alle necessità dei colleghi, implica seri danni all'intera categoria: l'Associazione Italiana Light Design (AILD) fondata da Walter Lutzu e Patrizia De Masi, di cui faccio orgogliosamente parte, si sta battendo moltissimo per garantire una dignità contrattuale - e non solo - alle molteplici figure che compongono il variegato e poco conosciuto mondo del backstage."

Federica C.: "Come cambia la percezione del pubblico nei vari ambiti di lavoro?"                                                                                 Alessandro M.: "In teatro, la reazione del pubblico è estremamente reale perché, qualsiasi imprevisto viene immediatamente notato e ciò ti spinge a migliorare ogni giorno attraverso il confronto con le altre figure; in TV o nel cinema, grazie alla presenza massiccia di moltissime telecamere, si ha la possibilità di far vedere allo spettatore ciò che si vuole: questo è già possibile con la diretta (è sufficiente staccare una camera e mostrare l'inquadratura di un'altra). In differita, invece, si ricorre al video montaggio per rimuovere ciò che non convince. Nel cinema, addirittura, si ha perfino modo di ricorrere al digitale per trasformare completamente dei frame venuti male."

Federica C.: "Progetti per il futuro?"                                                                                                                                                              Alessandro M.: "In realtà, le carriere teatrale e televisiva hanno sempre camminato su binari paralleli. Desidero tornare alle origini attraverso un grandissimo progetto d'illuminazione dedicato al mondo della danza, sostenuto dall'utilizzo di nuove tecnologie. Credo che, al momento, il mondo della TV sia saturo in termini d'idee: sento il bisogno di ricalcare determinate emozioni legate a un nostalgico passato."

Maggiori info: https://molinarialessandro.com

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